mercoledì 14 ottobre 2015

Non riesco a non pensare

E' stato un paio di anni fa, era estate, e io aspettavo che il tempo passasse nella piazza del paesiello (quasi) natìo dove fino ad ora ho trascorso i miei 'agosti' con i bambini mentre l'Interista era già rientrato in "fase campionato".
Ero seduta su una panchina col cinquemesenne attaccato alla tetta e il quasicinquenne attaccato alla palla, e all'ennesimo tiro pericoloso gli ho urlato "Orlandooooo, bastaaaaa!".
E vedo questo bel ragazzo che mi si avvicina e mi dice: "Scusa, tu per caso sei la cognata di ...?"
"Sì, sono io" rispondo incredula
"No perchè ho sentito il nome di Orlando e sapevo che eravate da queste parti... leggo sempre il tuo blog"
E insomma abbiamo iniziato una chiacchierata che è durata più di un'ora: lui era un collega (ma più che altro un grande amico) della zia del Bruco, ed era in vacanza nel paese accanto, con la famiglia.
"Mio figlio è al parco giochi qua sotto" mi ha detto, e dopo un po' ci siamo incamminati per raggiungerlo, perchè poi aveva la stessa età del Bruco e allora magari avrebbero potuto giocare un po' insieme. Nel frattempo mi ha chiesto consiglio sui ristoranti della zona, e io gli ho parlato di questo e di quello, che coi chili negli anni avevo messo su anche un po' di esperienza in materia.
Poi siamo arrivati al parco: "eccolo là" mi indica lui, così l'abbiamo raggiunto e io mi sono presentata alla ragazza che era col bambino, iniziando a parlare di cose mammesche.
Dopo qualche parola "io non sono la mamma..." mi dice lei.
Non era la mamma, perchè la loro famiglia era composta da due papà.
Pochi minuti e ho potuto parlare di cose mammesche con la persona giusta, un altro bel ragazzo che nel frattempo raccoglieva pinoli per il figlio.
"Lo sai che tuo figlio assomiglia tantissimo al bambino di quel film con Jodie Foster dove lui è un piccolo genio?". E via a discorrere di scuole, e di vacanze, dei posti da visitare e di molte altre cose che non ricordo. Poi si è fatto tardi, ci siamo salutati, e son tornata a casa pensando allo sguardo magnetico di quel bambino e a quanto si conversasse bene coi suoi papà.

Pochi giorni fa, Davide (si chiamava così) è stato male all'improvviso ed è morto.
E io non riesco a non pensare al dolore di quel bambino, di quella famiglia.
Non riesco a non pensare che "per fortuna" è mancato il genitore non biologico, perchè se fosse stato il contrario il bambino sarebbe stato dato in custodia ai servizi sociali.
Non riesco a non pensare che viviamo in un paese in cui quella famiglia non ha il diritto di chiamarsi famiglia.

Buon viaggio, Davide, è stato bello conoscerti, anche solo per un pomeriggio.


mercoledì 7 ottobre 2015

Sei

Quando avevi un anno mi dannavo perchè non mi facevi dormire mai, ma avevo già capito che uno con un sorriso come il tuo è in grado di far dimenticare ogni stanchezza.
Quando ne avevi due, e iniziavi a parlare, mi son detta che ero rovinata, perchè sei come tuo padre, ovvero uno che ha la lingua sciolta, le verve polemica e tendenzialmente vuole l'ultima parola.
Poi, a tre anni, hai iniziato a lamentarti che la mattina ti svegliavo per la scuola materna, e ho intuito che prima o poi la cosa si sarebbe fatta durissima.
A quattro hai iniziato a soffrire di crisi inarrestabili di ridarella tremens e scemite acuta, mostrando doti da circense e uno spiccato senso dell'ironia, e lì ho capito di essere proprio spacciata.
A cinque era comparso tuo fratello, e a quel punto è diventato chiaro quali fossero le tue armi, e il tuo tallone d'Achille, nell'arena di famiglia (e più in generale della vita).

Oggi fai sei anni, e come mi fai incazzare tu, nessuno mai.

Auguri, bambino mio perennemente con la testa altrove, disordinato e distratto; auguri ragazzino biondo e con lo sguardo magnetico di cui sei ancora inconsapevole; auguri fanciullo che non sa distinguere tra raccontare una storia e dire una bugia, che per te il possibile e l'impossibile vivono nella stessa casa e hanno pari dignità, così come il reale e l'irreale; auguri Bruco, che da sei anni per te il mio cuore batte un po' più veloce, e ogni tanto perde un battito perchè intuisce certe preoccupazioni future.
Auguri a te che quando ti chiedo com'è andata a scuola mi rispondi che non te lo ricordi "perchè lo sai mamma che sono smemorato", auguri a te di cui prima sapevo ogni dettaglio della giornata e adesso sembrano più le cose che non conosco, che quelle che conosco.
Lo so che ci siamo un po' persi, che non sono più solo la tua mamma e non me l'hai ancora perdonato del tutto, e so anche che quando ti grido dietro perchè nel tuo zaino sembra essere passato l'uragano Katrina tu pensi che un alieno rompipalle abbia preso possesso del mio corpo... però vorrei dirti che anche oggi siamo sempre noi, quegli stessi due di sei anni fa, e di cinque, quattro, tre, due, uno.
Sempre quei due che si riconoscono al primo sguardo, perchè come scriveva Montale "ognuno riconosce i suoi".

Oggi fai sei anni, e come mi fai felice tu, nessuno mai.