giovedì 5 gennaio 2012

La teoria della ghianda

Insomma è il 2012. A casa di Orlando non si fanno propositi per l'anno nuovo, perchè:
- io non ne ho mai rispettato uno in vita mia, e se l'ho fatto non era un "proposito di capodanno"
- tutto ciò che l'Interista desidera per il 2012 non dipende dalla sua volontà
- il Bruco ha da poco e a fatica compreso il concetto di giorno/notte, figurati la scansione del tempo in anni
- per mettersi a dieta c'è sempre tempo

Però c'è una cosa a cui tengo molto e che mi sembra giusta per inaugurare l'anno: la teoria della ghianda.
Per me, una di quelle rare cose che ti illuminano l'esistenza mentre brancoli nel buio.

Teoria.
"La nostra persona non è un processo o un evolversi. Noi siamo quell'immagine fondamentale, ed è l'immagine che si sviluppa, se mai lo fa. Come disse Picasso, 'Io non mi evolvo. Io sono'"*.
Pratica.
Il Bruco ha ricevuto in dono (dalla scheggia impazzita della famiglia, cioè la nonna materna) una pianola Bontempi per bambini di almeno 6 anni. Gli ho fatto sentire i diversi suoni degli strumenti e giocherellare con i tasti. Poi un giorno ha scoperto che schiacciando un tasto uscivano "melodie" precomposte e dalla successione ritmica infinita. Roba dance. Al limite con l'unz tunz.
Ed è impazzito. Passa i pomeriggi azionando quel tasto e ballando che neanche al Pacha di Ibiza.
Fa coreografie, con le braccia e le mani che io non gli ho mai insegnato. Salta e piroetta. A tempo.
Grida "go go go!".
Io penso a Cebbècher e deglutisco, guardandolo.
Suo padre pensa al campo verde, poi a Billy Elliott, e scuote la testa, guardandolo.
Lui balla senza sosta, felice e tamarro dentro come pochi duenni nella vita.

Il fatto è che ognuno di noi ha un daimon, portatore della nostra essenza e del nostro destino.
E con questo i genitori, a dispetto di quello che la gente crede, non c'entrano nulla.
James Hillman, l'autore di questa teoria, la chiama "superstizione parentale": l'idea folle che ciascuno di noi è figlio dei propri genitori, e il comportamento di nostro padre e nostra madre è lo strumento primo del nostro destino.

Il fatto è che io guardo il Bruco. Vedo il suo daimon all'opera, e so che prescinde da me, dalla musica che gli propongo, dal numero di divise nerazzurre che gli verranno regalate nel corso della sua vita.
Lo guardo, è felice. E io anche, di accompagnarlo. Nel 2012, e 13, e 14, e 15... go go go ;)

*per chi volesse approfondire: Il codice dell'anima, James Hillman, Adelphi.

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